In questo periodo uno dei termini più inflazionati del nostro vocabolario è certamente “democrazia”. Credo che possa rivaleggiare con il termine “amore” della nostra dorata epoca adolescenziale. E, come “amore”, anche “democrazia” ha tanti significati quante son le persone che pronunciano la parola. Forse varrebbe la pena, tanto per rinfrescarsi la memoria e cogliere la distanza tra alcune idee attuali e quelle classiche, vedere che cosa intendessero per “democrazia” Solone, Clistene, Efialte, Pericle, Demostene, cioè coloro che in un paio di secoli l’hanno realizzata e perfezionata nell’antica Atene. La cosa però sarebbe troppo lunga e penso di poco interesse in questa sede, dove mi limito ad alcuni pensieri che da un po’ di tempo mi frullano per la testa.
Il primo pensiero (che mi fa arrabbiare anche un po’) è che non viviamo in una democrazia, ma in una partitocrazia. A livello nazionale, infatti, il popolo ufficialmente e teoricamente sovrano in realtà può solo dare il proprio voto ad un partito, il quale sceglie chi mandare in Parlamento. E questo grazie ad una legge elettorale dal punto di vista democratico demenziale, che tutti a parole vogliono cambiare e che tutti, nei fatti, vogliono mantenere, beatamente uniti tra destra e sinistra, tra progressisti e conservatori, tra falchi e colombe. E, in fondo, mettiamoci nei panni di un povero segretario (o capo) di un partito: si farà un po’ di fatica prima, quando si tratta di metter giù una lista di nomi e personaggi che tengano conto dei vari gruppi e sottogruppi, ma vuoi mettere la comodità di non dover fare i conti con quei rompiscatole di elettori, che magari te ne eleggevano uno sgradito ai vertici del partito e che poi, durante il mandato, si potevano persino permettere di chiedergli conto del suo operato? Sai quanto Maalox risparmiato e quanto sonno guadagnato? Il parlamentare non gradito e non allineato può essere silurato all’elezione successiva da chi compila le liste e non dagli elettori. E quindi, caro parlamentare… Certo, ci è stato detto che questo sistema rende impossibili le infiltrazioni mafiose, il voto di scambio e un sacco di altre cose dannose alla democrazia. Posto che in Italia i mafiosi e gli scambisti di voti non dovrebbero essere svariati milioni, è proprio necessario, per far scomparire i mali, eliminare il paziente? Povero Demostene, che per la Democrazia ha dato la vita! Accontentiamoci di scegliere i Sindaci, e non alziamo troppo la voce, altrimenti siamo qualunquisti, populisti, franchisti, fascisti, polpotisti e, quindi, pericolosi antidemocratici.
Certo, anche la Democrazia ha bisogno di regole se non vuole sfociare nell’anarchia e, di conseguenza nella dittatura (sarebbe interessante studiare a fondo la concezione dell’evoluzione dei sistemi politici presente nello storico greco Polibio, ma per le stesse ragioni di cui sopra passiamo oltre). Ma quali regole? E se gli elettori dessero la prevalenza ad un partito terrorista? E se gli elettori scegliessero un presidente pazzo criminale? E se gli elettori facessero vincere un partito direttamente gestito dalla mafia con a capo Totò Riina? La decisione degli elettori è sempre sacra? Quello che è appena successo in Egitto (il Presidente regolarmente eletto dal Popolo viene deposto dall’esercito, con l’appoggio degli Stati Uniti, noti esportatori di democrazia) come lo qualifichiamo? Le elezioni vanno bene e sono essenziali solo se vince chi dico io?
In Italia assistiamo da anni all’assurda delegittimazione dell’elettore che non ha votato secondo i canoni della parte avversa, come se tutti quelli che non la pensano come me fossero, in ordine non gerarchico, comunisti, fascisti, ignoranti, rimbecilliti dalla televisione, ricchintellettualichenonconosconoiproblemidellagente… Basta! Non se ne può più! E se dicessimo semplicemente che se uno viene eletto in Parlamento non ha nessuna immunità automatica (ed è già così!) e che alcuni reati impediscono comunque l’esercizio dei Pubblici Uffici (ed è già così!) e che ci sono alcuni ruoli e professioni incompatibili con la presenza in Parlamento (ed è già così!)? Forse i nostri Padri Costituenti non erano un gruppo di ometti sprovveduti che, non sapendo come ingannare il tempo, si son messi a scrivere la Costituzione. Forse di Democrazia se ne intendevano, visto che l’avevan persa per vent’anni.
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