Su “il Settimanale” della Diocesi del 5 ottobre l’intera pagina 8 era dedicata ai laici, con notevoli spunti di riflessione e con il suggerimento di leggere il libro di Fulvio De Giorgi “Il brutto anatroccolo. Il laicato cattolico italiano”. Ahimè, i laici! Sembra che il loro ruolo e la loro stessa esistenza sia una novità, molto problematica, venuta alla luce solo “grazie” alla mancanza di preti. Già, perché in una Chiesa clericale la mancanza di preti è un dramma: si blocca tutto, non solo i Sacramenti, persino le fotocopie!
Qualche Vescovo, preso dal panico, ha iniziato ad importare preti da tutta Italia e da tutto il mondo, pur di averne uno in ogni Comunità. La stessa tecnica viene usata per mantenere in vita alcuni Seminari, che sembrano sempre di più una succursale della Legione Straniera e, proprio come nella suddetta Legione, non si guarda troppo per il sottile: vengono presi tutti, anche chi ha già alle spalle esperienze in diversi Seminari, da cui è stato “dimesso”. Sia ben chiaro che non mi fanno problema i preti “stranieri” (nella Chiesa cattolica nessuno è straniero!), ma la mentalità profondamente clericale che sta sotto questo tipo di soluzione di un oggettivo problema: invece di vedere la scarsità di clero come un’opportunità volta a valorizzare finalmente la grande ricchezza del laicato ci si ripiega ancora su sé stessi, diffidando di un elemento che, forse, si coglie non sempre prono davanti ai voleri superiori. E qui verrebbe da chiedersi quale idea di Chiesa si ha in testa. Papa Francesco, nell’intervista rilasciata alle riviste dei Gesuiti, ha ribadito un concetto che era apparso chiaro fin dalla sera della sua elezione: “L’immagine della Chiesa che mi piace è quella del santo popolo di Dio… Il popolo è soggetto. E la Chiesa è il popolo di Dio in cammino nella storia, con gioie e dolori… Questa Chiesa con la quale dobbiamo “sentire” è la casa di tutti, non una piccola cappella che può contenere solo un gruppo di persone selezionate. Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale ad un nido protettore della nostra mediocrità”.
I laici costituiscono la parte numericamente preponderante di questo popolo di Dio e il loro compito è quello di testimoniare il Vangelo nell’ambito del mondo, nella società civile, nella famiglia, nella politica… Perché non affidare loro anche compiti di alta responsabilità ecclesiale? Perché non cominciare a realizzare una Chiesa nella quale la presenza dei laici nei gangli vitali sia essenziale ed effettiva? Da questo punto di vista il nostro Vescovo ha fatto alcuni gesti profetici, come la nomina di un laico ad economo diocesano e quella di una coppia di sposi come responsabili della Commissione famiglia. E poi un’appartenente dell’Ordo virginum alla Commissione missionaria e una giornalista come responsabile dell’Ufficio stampa… aperture stupende, che però non mi sembra abbiano fatto scuola. Troppi preti fanno ancora i salti mortali per arrivare dappertutto a fare tutto, troppi vedono ancora nei laici i semplici esecutori di ordini superiori, con regolari epurazioni nel momento in cui l’esecutore degli ordini esprime una qualche forma di critica o (orrore!) di dissenso. Eppure “c’è bisogno di una nuova primavera del laicato, che possa letteralmente rianimare, in forme significative e comunicabili, tutti gli ambiti di vita in cui un fedele laico può essere apostolo: nell’evangelizzazione e santificazione, nell’animazione cristiana della società, nell’opera caritativa; nell’azione pastorale della Chiesa, così come nella famiglia e nella vita pubblica; in forme individuali e associate; delineando un nuovo stile di vita segnato dalla conversione dell’intelligenza e degli affetti, in cui l’intera rete delle relazioni con sé stesso, con gli altri e con il creato, sia abitata dal soffio dello Spirito”. Parola dei Vescovi italiani. C’è ancora tanto da lavorare!
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