In Italia la stampa riceve agevolazioni dallo Stato, come, del resto, in Francia, in Germania, in Spagna e in altri Paesi. Da noi, però, oltre a facilitazioni fiscali e postali ci sono anche contributi diretti che la Stato elargisce prendendoli, ovviamente, dalle tasse. Questo succede da decenni e attualmente l’erogazione di questi finanziamenti è regolata da una legge del 16 luglio 2012. Sul sito della Presidenza del Consiglio si possono trovare i dati aggiornati al 2011. E’ una lettura interessante quella inerente alle tabelle riportate nel sito e permette di fare scoperte curiose. Per esempio alla voce “organi di partiti e movimenti politici” possiamo constatare che hanno ricevuto come “obolo”: Europa euro 2.343.678,28; Liberazione giornale comunista euro 2.065.775,04; La Padania euro 2.682.304,80 (Roma sarà anche ladrona, ma quando c’è da mungere…); il Secolo d’Italia euro 1.795.148,57, L’Unità euro 3.709.854,40; Zukunft in Sudtirol euro 335.254,22.
Quasi quasi varrebbe la pena fondare un partito o un movimento politico al solo scopo di metter su un giornale. Ma, ovviamente, non è finita qui e tra i quotidiani finanziati direttamente dal Governo troviamo il “nostro” Avvenire (euro 3.796.672,83), il notissimo Conquiste del lavoro (euro 2.181.144,63), Il Corriere di Como (euro 838.031,89) e tanti altri. La sorpresa maggiore, tuttavia, arriva alla voce “contributi alle imprese editrici di periodici che risultino esercitate da cooperative, fondazioni o enti morali ovvero da società la maggioranza del capitale sociale delle quali sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali che non abbiano scopo di lucro”. Proporzionata alla lunghezza del titolo è la lunghezza dell’elenco dei beneficiari del contributo: ben 136 periodici! E qui troviamo testate anche a noi molto note: Famiglia Cristiana ha ricevuto euro 208.178,88; il Giornalino euro 204.175,44; il Messaggero di S. Antonio euro 44.034,40; la Civiltà Cattolica euro 33.495,45; Il Settimanale della Diocesi di Como euro 32.541,29; per non lasciare indietro gli altri: Buddismo e società euro 21.141,50; Riforma euro 36.151,06; Aeronautica euro 44.037,84.
Un liberista potrebbe inorridire davanti ad uno Stato che permette la sopravvivenza di imprese che non sarebbero in grado di mantenersi da sole. Altri, però, sostengono che, così facendo, lo Stato favorisce la cultura e il rispetto delle minoranze. A me personalmente piacerebbe che quando qualcuno decide di “fare impresa” cerchi in tutti i modi di non pesare sulla collettività. Pubblicare un giornale è certamente utile e meritorio, ma è sempre necessario? Spesso si rimane di stucco davanti alla sproporzione tra copie prodotte ed effettivi lettori. E’ giusto che tutti mantengano i gusti (o lo sfizio) di pochi? In un periodo nel quale vengono fatti tagli brutali su situazioni di estrema necessità ci si può ancora permettere di foraggiare enti che dovrebbero e potrebbero trovare altrove le risorse per mantenere in vita un giornale? Per quanto riguarda le Diocesi, per esempio, basterebbe fare qualche ristrutturazione con un po’ più di sobrietà e qualche acquisto in meno per trovare di che finanziare un giornale per qualche decennio. In ogni caso sarà molto difficile trovare sulla stampa un dibattito su questo tema, perché fa comodo a tutti mangiare anche solo pochi bocconi nella greppia comune. Sarà meglio guardare ad un’altra mangiatoia, quella di Betlemme. Lì si impara non a prendere per sé e per i propri sodali, ma a donare più che si può. Senza nemmeno aspettarsi un “grazie”.
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