Con l’avvicinarsi del Natale vediamo rinfocolarsi una polemica ormai annosa sull’apertura domenicale dei negozi. Come per tutte le cose di vitale importanza i toni si fanno spesso accesi, tanto da assumere, in qualche caso, il sembiante di una vera e propria crociata. E chi di crociate se ne intende (pensate che papa Bonifacio VIII ne aveva organizzata una persino contro la famiglia Colonna, sua rivale, promettendo premi ultraterreni ai distruttori dei castelli dei suoi avversari), cioè noi cattolici, si fa prendere un po’ la mano proponendo il boicottaggio dei negozi che scelleratamente scelgono di tenere aperto la Domenica. Qualche tempo fa anche i Vescovi italiani si erano mossi dichiarando una incompatibilità tra l’apertura dei negozi e il concetto cristiano della Domenica come “giorno del Signore”. A me sembra che i toni debbano essere molto sfumati, perché la questione non è semplice. Innanzitutto viviamo in tempo di crisi acuta, molti negozianti stanno chiudendo i battenti e forse cercare di intercettare le persone quando sono presenti non è proprio così demoniaco. Forse il discorso “soldi” può valere poco o niente per un prete o un vescovo (anche se poi…), ma per chi deve mantenere una famiglia… E se poi abbiamo paura che la gente possa passare la domenica nei centri commerciali, allora chiediamoci che cosa offriamo noi in cambio se non sappiamo da anni affrontare la concorrenza del consumismo. Se il numero dei partecipanti alle Messe diminuisce potrà anche essere colpa dei posteggi di piazza Roma o della superficialità delle persone o della secolarizzazione o della scristianizzazione o della mancanza di valori, ma… colpa anche di noi preti mai? D’altronde mi piacerebbe sapere se tutti coloro che si scagliano contro l’apertura domenicale dei negozi non sono mai andati al ristorante o al bar o in pasticceria o in gelateria di domenica. I lavoratori di questi esercizi commerciali sono di serie B oppure, siccome fanno comodo…
I diritti dei lavoratori sono una conquista fondamentale di ogni società che voglia dirsi civile, ma ogni tanto cozzano con altri diritti (le tragiche vicende di Taranto insegnano) e non è sempre facile trovare una soluzione che possa salvaguardare tutti. Certo sarebbe bello recuperare in pienezza il senso profondo del “Giorno del Signore”, ma che dire quando anche la libreria delle Paoline tiene aperto nelle Domeniche di Avvento (però solo a partire dal 9 dicembre e solo dalle 14.30 alle 19)? I tempi cambiano e forse dovremmo essere noi cattolici ad inseguire le persone lì dove sono. Se Gesù fosse rimasto nel paesino di Nazareth e non si fosse spostato a Cafarnao, dove circolava molta più gente, forse oggi non ci sarebbe stato il Cristianesimo. Sarà un caso, ma in prossimità delle elezioni (e rigorosamente solo in quella occasione!) i candidati di qualunque area politica si affollano nei mercati, dove sta la gente, quella vera, che arriva risicata alla fine del mese e che (bontà sua!) non li prende nemmeno a verdurate, come spesso meriterebbero. Perché non utilizzare qualche ora della Domenica per andare a evangelizzare in quelle immense “Cafarnao” che sono i centri commerciali? Perché, invece di aspettare i fedeli in Duomo, non si sta un po’ sulla piazza antistante e su quella retrostante a distribuire gratuitamente qualche bigliettino con una frase biblica, magari condito anche da un sorriso? Si incontrerebbero così anche tanti “infedeli” e si farebbe davvero un primo annuncio del Vangelo, senza la pretesa di portare subito le persone in chiesa. Non sarebbe una bella Domenica? Rischieremmo persino di guardare con favore ai negozi aperti, che ci hanno permesso di incontrare tanti che altrimenti sarebbero stati a casa propria a guardare la televisione.
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