Nella seconda parte del suo intervento il Papa affronta il tema dell’unità della Chiesa. Tema quanto mai opportuno, per chiarire alcuni punti di vista, che stanno rapidamente prendendo piede, e altri che hanno radici molto vecchie. Lasciamo la parola al Papa, magari meravigliandoci un po’ del fatto che rivolga certe domande e certe riflessioni ai vescovi e non a “semplici” fedeli, preti o laici che siano.
“Proviamo, fratelli, a domandarci: che immagine ho della Chiesa, della mia comunità ecclesiale? Me ne sento figlio, oltre che pastore? So ringraziare Dio per essa o ne colgo soprattutto i ritardi, i difetti e le mancanze? Quanto sono disposto a soffrire per essa?… L’unità è dono e responsabilità: l’esserne sacramento configura la nostra missione. Richiede un cuore spogliato di ogni interesse mondano, lontano dalla vanità e dalla discordia; un cuore accogliente, capace di sentire con gli altri e anche di considerarli più degni di se stessi… Come Pastori dobbiamo rifuggire da tentazioni che ci sfigurano: la gestione personalistica del tempo, quasi potesse esserci un benessere a prescindere da quello delle nostre comunità; le chiacchiere, le mezze verità che diventano bugie, la litania delle lamentele che tradisce intime delusioni; la durezza di chi giudica senza coinvolgersi e il lassismo di quanti accondiscendono senza farsi carico dell’altro. Ancora: il rodersi della gelosia, l’accecamento indotto dall’invidia, l’ambizione che genera correnti,...
Fatto decisamente inusuale: il Papa ha aperto i lavori della Conferenza episcopale italiana con un intervento che ha preso il posto della tradizionale prolusione del cardinale presidente.
Che cosa ha detto il Papa? In alcuni tratti del suo discorso è stato quasi poetico, sempre molto alto, in qualche caso anche molto crudo. E’ una tecnica spesso usata da chi parla ad un pubblico di cui si riconoscono i meriti ma anche i punti deboli: presentare questi ultimi, che sono realtà di fatto, come eventualità, come possibilità magari anche remote, come tentazioni dalle quali guardarsi. E proprio quella delle tentazioni è la categoria usata più spesso dal Papa. Ma lasciamo la parola a lui.
“Ho vissuto quest’anno cercando di pormi sul passo di ciascuno di voi: negli incontri personali, nelle udienze come nelle visite sul territorio, ho ascoltato e condiviso il racconto di speranze, stanchezze e preoccupazioni pastorali”. Il vescovo, dunque, come ogni comune mortale, ha speranze, stanchezze, preoccupazioni. Già, perché anche lui ha una famiglia, che è la Diocesi, e con tanti figli ci sono anche tanti pensieri. E tante incombenze. Dice ancora il Papa: “A noi guarda il popolo fedele. Il popolo ci guarda!… Ci guarda per essere aiutato a cogliere la singolarità del proprio quotidiano nel contesto del disegno provvidenziale di Dio. E’ missione impegnativa, la nostra: domanda di conoscere il Signore, fino a dimorare in Lui; e, nel contempo, di prendere dimora nella...
Era il 26 ottobre del 2005 e la senatrice Vittoria Franco, nominata (da Piero Fassino!) responsabile nazionale DS per la cultura, dichiarava, a commento del gestaccio di Daniela Garnero in arte Santanchè che aveva mostrato il dito medio agli studenti manifestanti davanti a Montecitorio: “Il gesto di Daniela Santanchè nei confronti degli studenti è rozzo e volgare. Dimostra tutto l’autoritarismo della destra. Ciò che mi turba è che un gesto del genere venga da una deputata e cioè da una persona che per il ruolo che ricopre dovrebbe dimostrare ai giovani capacità di ascolto. Si tratta invece di un gesto volgare e rozzo, che dimostra la chiusura e tutto l’autoritarismo della destra nei confronti di studenti che stanno semplicemente manifestando la loro voglia di partecipare alla vita della scuola e dell’università italiane. E’ chiaro che questa destra è davvero lontana dal sentire del Paese”. Povera senatrice: che cosa dire davanti allo stesso gesto rozzo e volgare fatto dal sindaco di Torino, Piero Fassino, ad un gruppo di tifosi del Torino che lo contestavano e pronunciavano epiteti non propriamente nobiliari sui suoi parenti più stretti? Ebbene sì. È caduto anche questo tabù! La sinistra si scopre rozza e volgare tanto quanto la destra. Bei tempi quando ad essere rozzi e volgari erano Bossi, Calderoli e Borghezio. D’altronde che educazione dovevamo aspettarci dai leghisti, personaggi in fondo simpatici, non troppo amici del bon ton, ma onesti, lavoratori,...
Mi è risuonata un po’ nella testa la canzonetta dei Pokemon “Jenny oh Jenny (con la “j”) quando ho sentito le notizie relative alla finale di coppa Italia (ma si chiama ancora così? Non seguo più il calcio da tanti anni!) preceduta da gravissimi disordini con tanto di feriti. Poi ho visto le immagini e mi sono reso conto che Genny (con la “g”) non è una dolce fanciullina, bensì Gennaro De Tommaso, detto “Genny ‘a carogna”, capo di una fazione di ultras del Napoli, già arrestato per spaccio di droga e figlio di Ciro, affiliato al clan camorristico dei Misso. Questo giovanottone tatuato è in realtà uno dei salvatori della Patria. Perché sarebbe stata una pessima figura internazionale sospendere una partita di calcio in collegamento con 75 Paesi del mondo a causa della minacciata rissa di un folto gruppo di facinorosi, tanto più che in tribuna (non certo in curva!) erano presenti il Presidente del Consiglio con la famigliola e il Presidente del Senato. Bisogna dunque ringraziare Genny ‘a carogna, perché ha dimostrato una notevole “leadership”, conducendo trattative non si sa bene con chi (l’unico individuato è stato il capitano del Napoli, tale Hamsik, uno slovacco ventiseienne che sembrava appena scappato dal set dell’ “Ultimo dei Mohicani”, dove, con quella capigliatura, avrebbe potuto interpretare egregiamente Magua, il capo degli Uroni) a nome di centinaia di scalmanati inviperiti per il ferimento di uno dei loro e tenendoli tutti sotto...
Dopo la canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II si sono sprecati i commenti entusiastici, anche da parte di molti (ex) mangiapreti, ormai folgorati sulla via di Damasco dal nuovo corso di papa Francesco. Certo, davanti a quella folla sterminata il cuore del cattolico si scalda e ci si sente parte di una realtà, la Chiesa, viva ed in piena espansione, capace di mietere consensi a destra e a manca. Quando poi si aggiungono i commenti di tanti sacerdoti sul (presunto) aumento delle confessioni dovuto all’avvento di papa Francesco, sulle mirabolanti folle di giovani ad ogni manifestazione organizzata anche nella più sperduta landa della Terra, sembra davvero che ci siamo lasciati definitivamente alle spalle i tempi bui delle chiese vuote e dei confessionali pieni di ragnatele. Non per fare il disfattista, ma parlando con tanti preti “normali”, parroci di parrocchie “normali” il quadro che emerge non è così idilliaco. Esattamente come 25 anni fa, quando sono diventato prete, i ragazzi vengono tutti a catechismo e quasi nessuno a Messa, i genitori vengono in buon numero agli incontri proposti loro durante l’anno, ma, tolte quelle poche Domeniche, per il resto si sentono di liberi di andare da altre parti facendo altro, gli stessi anziani, se facessimo bene i conti, non si precipitano tutti a Messa appena sentono suonare le campane… Insomma, a me sembra di continuare a constatare che la percentuale di coloro che frequentano regolarmente la Messa domenicale...
Alle sorgenti della nostra fede
Sono ancora disponibili dei posti per il pellegrinaggio in Terra Santa che si si svolgerà dall’11 al 18 agosto 2014.
Le iscrizioni si chiudono domenica 15 giugno.
Andare in Terra Santa significa andare ad incontrare Cristo nei luoghi in cui ha vissuto: la Terra Santa è definita un “quinto Vangelo” proprio perchè lì anche le pietre parlano di Gesù, della sua storia, della rivelazione di Dio all’uomo.
Fare un pellegrinaggio in Terra Santa non è dunque come fare un viaggio qualunque, ma significa mettersi in cammino per compiere un “cammino dell’anima” andando incontro a Gesù.
Qui puoi scaricare il programma completo con le tappe e i costi.