C’è UN TERMINE che mi lascia sempre molto perplesso: “turismo religioso”. Quando lo sento mi viene in mente il detto “in mancanza di cavalli fanno trottare gli asini”, cioè mi sembra che ci sia dietro una vaga voglia di accontentarsi, di vedere come positivo il fatto che comunque nelle chiese ci va qualcuno, che comunque tanti vengono a contatto con il cristianesimo attraverso l’arte e quant’altro… E va bene. Mi fa ancora più pensare quando si parla di turismo religioso a proposito di santuari o luoghi molto particolari, come Lourdes, Assisi, la Terra santa. Come si fa, mi chiedo, ad andare da turisti in questi posti? Purtroppo devo spesso arrendermi all’evidenza davanti alla barbarie spirituale e umana di tanti gruppi in piena “caciara” a san Damiano o all’Eremo delle carceri o ai costumini da spiaggia sfoggiati da tante davanti alla grotta di Lourdes o al desiderio di un’esperienza esotica, dove i datteri sono importanti almeno quanto il Getsemani in Terra santa. Riesco ancora a rimanere sconcertato davanti a tutto questo. E i ricordi negativi si intensificano in questi giorni. Stiamo partendo per la Terra santa: con quale spirito? Qualche giorno fa una persona mi ha detto che vedeva quasi come una profanazione il nostro pellegrinaggio in questi giorni di guerra. Certo, sarebbe una profanazione se andassimo da turisti. Il turista farebbe bene a rimanere a casa, a cercare qualche altra meta esotica (le piramidi egizie andrebbero benissimo). Il pellegrino invece va. E non per il gusto di rischiare (tra l’altro, non c’è nessun rischio!), ma per compatire e testimoniare. Per vivere l’esperienza tragica dell’odio tra due popoli, soffrendo con loro e per loro, in una terra che porta ancora oggi i segni della Passione di Gesù. E per testimoniare che c’è qualcosa di più grande dell’odio: c’è l’Amore di Dio, che si è fatto carne in Gesù Cristo il re della pace, Colui che si è lasciato inchiodare sulla croce, vincendo l’odio con l’amore. E’ la Fede e il desiderio di incontrare Gesù che spingono il pellegrino ad essere tale. Non la curiosità, non il piacere morboso di poter raccontare ai nipoti di aver visto i carri armati, non il desiderio di vivere un’avventura. Queste cose sono per i turisti: le gustino loro. Con lo spirito dei pellegrini ci accingiamo ad andare in Terra santa.
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