Greta Ramelli, 20 anni, e Vanessa Marzullo, 21 anni, sono le due cooperanti italiane rapite in Siria. Scrivo in data 10 agosto e spero che quando questa riflessione sarà pubblicata la vicenda si sia felicemente conclusa. Stefano Clerici è assessore alla tutela ambientale al Comune di Varese. E’ un uomo coraggioso, che ha scritto quello che tanti pensano, ma non hanno il coraggio di scrivere: “Ora mi chiedo: per le due sprovvedute (sarò diplomatico) partite per farsi i selfie tra i ribelli siriani è giusto che si mobiliti la diplomazia internazionale? Sì, per carità. Ma che addirittura si ipotizzi il pagamento di un riscatto a spese nostre? Io lo farei eventualmente pagare ai loro ancor più sprovveduti genitori. Umanamente mi dispiace, ma con la guerra non si scherza e da bambine è bene che non si giochi alle “piccole umanitarie”, ma con le barbie. Perché se parti con l’incosciente presunzione di risolvere un problema e poi, paradossalmente, il problema diventi tu, non può essere la collettività a pagarne il prezzo. Ora speriamo solo che tornino a casa sane e salve, che imparino la lezione e che tacciano, perché l’idea che due ragazzine siano in mano a dei terroristi islamici senza alcuno scrupolo mi fa gelare il sangue nelle vene”. Quest’ultima affermazione dovrebbe fugare ogni dubbio sull’appartenenza dell’assessore ad una specie animale dal sangue caldo e, più precisamente, alla specie umana. Ad una specie umana che è infastidita dagli ideali degli altri, che richiamano la pochezza di chi sta a casa a guardare il telegiornale e a trinciare giudizi. Già, perché due ragazze che partono e vanno in Siria per aiutare i bambini ci scomodano, ci fanno sentire il peso dei nostri anni, dei nostri compromessi, del nostro essere vuoti parolai. Ma guarda un po’, c’è qualcuno che parte, anziché limitarsi a dire “armiamoci e partite”. E allora ecco le nostre giustificazioni, ammantate, sia ben chiaro, di nobili intenti e virtù, quali la prudenza, il realismo, l’evitare difficoltà ai competenti… “sono ragazzine immature; sono pazze e irresponsabili, dovevano stare a casa a giocare con le bambole” e via cianciando. C’è ancora un’Italia di vecchi, magari non anagrafici ma vecchi dentro, che ha dato forfait, che si è arresa, che non ha più ideali e che nutre come massima aspirazione quella di arrivare fino a sera con il minor danno possibile. E’ l’Italia rappresentata dal povero assessore di Varese, quella del compromesso, del relativismo, delle zone grigie, dei rinfreschi per le nozze delle figlie dei politici pagati da noi contribuenti. E’ l’Italia che rifugge dalle cose grandi perché, si sa, il vino buono sta nella botte piccola (errore gravissimo: se il vino è buono è buono ovunque!) e allora stiamo dove l’acqua è bassa e abituiamoci a digerire tutto perché tanto non cambierà mai niente: l’Italia che ha tirato i remi in barca. Mi vengono in mente le parole di Giovanni Paolo II nella “Novo millennio ineunte”: “duc in altum! Prendi il largo!”. Quanta paura abbiamo di prendere il largo, di abbandonare le nostre piccole certezze, che spesso sono solo le nostre comodità e le nostre pigrizie spirituali.
Grazie, Greta e Vanessa. Grazie perché ci state richiamando qualcosa di bello: è ancora possibile avere ideali grandi e rischiare per essi. Grazie per la vostra umiltà: siete diventate famose vostro malgrado, perché in realtà eravate partite nel silenzio e nel nascondimento, manovali di quell’esercito numerosissimo e silenzioso che diffonde il bene nel nostro bellissimo pianeta. Grazie per la freschezza dei vostri anni, perché siete un esempio per tanti giovani “vecchi dentro” e uno stimolo in più per tanti vecchi “giovani dentro”. Non siete due eroine: siete semplicemente due ragazze coraggiose, come ce ne sono tante nel nostro meraviglioso Paese. Due ragazze che non si sono limitate a guardare e a parlare, ma che hanno pensato di poter anche fare qualcosa e l’hanno fatto. Grazie per questa stupenda lezione che ci avete dato. E non arrabbiatevi se tanti parleranno contro di voi: lasciateli dire e soffrite con loro. Sì, perché sono persone che soffrono e vi invidiano: invidiano il vostro coraggio e il vostro entusiasmo e soffrono perché il loro si è ormai spento. E’ una cosa terribile vivere senza ideali degni di questo nome e costringersi a credere che due ragazze vadano in Siria per farsi i selfie anziché a Rimini.
Grazie anche ai vostri genitori, perché hanno rispettato, pur con fatica e dolore, i vostri ideali, vi hanno capite e vi hanno lasciato andare. Per quel che vale garantisco loro la mia preghiera e quella di tante altre persone.
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