Domenica 19 ottobre, alla S. Messa delle 10.00, si è svolta la festa degli anniversari di matrimonio cristiano, alla quale hanno partecipato 18 coppie, da quelle più giovani agli sposi più maturi che hanno festeggiato i 50 e 55 anni di vita insieme.
Le coppie presenti hanno rinnovato il loro “sì” davanti all’altare, facendo memoria degli anni trascorsi insieme e guardando con nuovo slancio all’avvenire che le attende.
A tutti i partecipanti vanno gli auguri della nostra comunità!
Penso che anche un povero badilante come il sottoscritto abbia il diritto di dire le proprie impressioni riguardo all’evento “epocale” del Sinodo sulla famiglia. Gli organi di stampa si sono tutti schierati sulla linea interpretativa della novità rispetto ai temi dei divorziati risposati, delle convivenze, delle coppie omosessuali. Nella “relatio Synodi” (il documento finale di questa prima parte, affidato ora alla discussione delle Chiese locali) si dicono cose molto belle, come, per esempio, al n. 46: “Ogni famiglia va innanzitutto ascoltata con rispetto e amore, facendosi compagni di cammino come il Cristo con i discepoli sulla strada di Emmaus. Valgono in maniera particolare per queste per queste situazioni le parole di papa Francesco: La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa arte dell’accompagnamento, perché tutti imparino a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro. Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana”. La prossimità può anche essere mancata in tante persone, più abituate ad ergersi come giudici inflessibili che a chinarsi sulle ferite, e quindi mi sembrano molto belli anche i contenuti del n. 51: “Anche le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando...
E’ iniziato l’anno scolastico e, puntuale come la morte, ecco il calendario fittissimo delle manifestazioni studentesche, volgarmente denominate dai protagonisti “scioperi”. Una volta chiarito che lo sciopero è dei lavoratori, i quali ci rimettono una giornata di stipendio, e non degli studenti, i quali ci “rimettono” una giornata di scuola, immagino tra pianti e lacrime per aver dovuto rinunciare per qualche ora al bene inestimabile della cultura, mi vengono alcune domande riguardo a queste mobilitazioni di massa, che qualche decennio fa hanno contribuito a cambiare (in meglio?) il volto dell’Italia e del mondo occidentale e che hanno saputo testimoniare a prezzo della vita di tanti (in Cina) l’anelito alla libertà. Prima domanda: non sarebbe più credibile una manifestazione studentesca organizzata di Domenica o durante le vacanze estive? Lì si potrebbe finalmente parlare di un sacrificio fatto in nome di un ideale. A dire il vero diversi anni fa ci hanno provato gli alunni del Caio Plinio ad organizzare una manifestazione di sabato pomeriggio. Risultato: 8 partecipanti! Probabilmente gli unici davvero motivati. Aver insegnato per dieci anni in diverse scuole superiori mi ha permesso di incontrare centinaia di studenti e penso di poter dire, senza tema di smentita, che per la stragrande maggioranza partecipare ad una manifestazione vuol dire fare baldoria una mattina, comunque perdere qualche ora di scuola. La credibilità di una persona, di un gruppo, di...
Corradino Mineo, Felice Casson, Lucrezia Ricchiuti: chi sono costoro? Sono tre parlamentari del Partito Democratico che hanno scelto di non adeguarsi alle direttive del partito ed hanno votato “no” alla fiducia posta dal Governo sul decreto sul lavoro. Per chi, come me, guarda ormai con disillusione e un po’ di schifo al mondo della politica (volutamente con la minuscola) è una piacevole sorpresa. In un’epoca in cui i parlamentari sono scelti non dal Popolo, ormai sempre meno sovrano e sempre più suddito tartassato e spremuto, ma dal segretario del partito, un atteggiamento così poco collaborativo fa rischiare il posto di “lavoro”. Molto meglio sarebbe stato fare una bella battaglia di principio, nella quale gridare a gran voce la difesa dei diritti di qualche categoria oppressa e poi adeguarsi, obtorto collo ovviamente, al voto stabilito dall’alto, in nome di una fantomatica fedeltà agli elettori (!?) che avendo scelto quel partito hanno scelto una linea politica bla bla bla… Mineo, Casson, Ricchiuti: bravi! Chissà quale sarà il vostro destino. Se i dirigenti del vostro partito fossero come voi dovrebbero espellervi seduta stante. Perché va benissimo discutere e confrontarsi, ma se poi la discussione e il confronto non restano sterili e portano davvero a qualcosa di troppo concreto come un voto contrario, come si fa ad andare avanti? Ma ho qualche dubbio sul fatto che venga adottata una soluzione del genere: creerebbe dei martiri. Molto meglio sarebbe la...
Leggo la sintesi dei temi trattati nell’ultima riunione del consiglio presbiterale (cioè di quel gruppo di preti che aiuta il vescovo ad analizzare tutti gli aspetti della vita dei preti all’interno della Diocesi, così da poter prendere poi i provvedimenti necessari per un miglior andamento della Diocesi stessa) e mi viene da sorridere: sono le stesse cose che si dicevano 20 anni fa, quando ne facevo parte. Cambiano i vescovi, cambia l’organigramma della curia, cambiano i componenti del consiglio presbiterale, restano ben saldi al loro posto i problemi. Semmai ulteriormente peggiorati. E allora ecco le discussioni sterili e infinite sugli stessi temi: il rapporto vescovo-preti, i rapporti dei preti tra di loro, la solitudine del prete, con l’eterna panacea della vita comune come rimedio a tutti i mali, il rapporto con i laici, troppo spesso visti come meri esecutori degli ordini del prete e qualche volta come temerari rompiscatole, la formazione dei preti… L’elenco in realtà non è molto lungo. Il ripetere sempre le stesse cose è indice di impotenza o di mancanza di reale volontà nel porre rimedio ad una situazione. Forse sarebbe davvero meglio, anziché fare riunioni sempre uguali a sé stesse, cercare un rapporto personale autentico con i preti, così come questi dovrebbero cercarlo con il vescovo, con gli altri preti e con i laici. Forse sta qui l’unico problema: considerarsi persone, senza proclami vuoti del tipo “tornino i volti”! Ogni tanto farebbe...
Sabato 4 ottobre, il nostro vescovo mons. Diego Coletti è venuto in Visita Pastorale a S. Giuliano: dopo essere stato accolto dal Consiglio Pastorale e dal Consiglio per gli affari economici, con i quali si è intrattenuto per un breve colloquio, mons. Coletti ha incontrato i membri dei gruppi famiglia e la comunità apostolica.
Questo momento è stato introdotto da una presentazione fotografica dei diversi gruppi e attività parrocchiali realizzata dai nostri ragazzi e giovani con i loro educatori.
Culmine della Visita è stata la S. Messa, della quale vi proponiamo alcune immagini; la giornata si è poi conclusa con la cena in oratorio organizzata dai gruppi famiglia.
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