Auguri/1
Posted by : don Roberto | On : 24-01-2015 | Comments (0)
Che il Papa non le mandi a dire è ormai risaputo. Uno delle cose che si apprezzano di più in Francesco è la schiettezza, che oserei definire evangelica, unita all’uso di un linguaggio semplice, immediatamente comprensibile a tutti, lontano anni luce dal politichese e dal teologhese troppo spesso utilizzati da tanti uomini di Chiesa (ecclesiastici e laici cooptati. Sì, perché per entrare in certi circoli devi parlare con la lingua tipica del gruppo, comprensibile solo agli adepti, altrimenti sei irrimediabilmente escluso: e questo per alcuni laici, già affetti da un tremendo complesso di inferiorità, è intollerabile. Far parte di un club ristretto, anche se staccato dal mondo reale, dà sempre una certa soddisfazione a chi non può averne altre). E con questo stile si è rivolto alla curia romana per gli auguri di Natale. Che si sono trasformati in un esame di coscienza che non può non aver fatto piacere a coloro che perseguono un rinnovamento anche morale della Chiesa. Anche perché i concetti espressi dal Papa mi sembra che possano essere validi non solo per cardinali e monsignori che lavorano in Vaticano, ma anche per tutti i curiali di tutto il mondo e, perché no, per parroci e parrocchiani di tutto il mondo. Per esempio quando Francesco parla dell’errore di sentirsi indispensabili: chi non ha mai avuto questa tentazione? Ce l’hanno tanti papà e (soprattutto) mamme nei confronti dei figli. “Dopo di me il nulla”, come se il mondo fosse destinato a finire...