Gli ultimi in ordine di tempo sono Bersani, Cuperlo, Fassina e altri, ma potremmo citarne a centinaia in questi ultimi decenni, appartenenti a tutti gli schieramenti. Si tratta dei politicanti delle “fronde interne” cioè quelli che si dicono pubblicamente in disaccordo con provvedimenti a favore dei quali votano poi in Parlamento. Mi chiedo con quale faccia si presentino all’opinione pubblica, ma sulla tipologia di certe facce la saggezza popolare ha già detto molto, accostandole a svariati prodotti e parti del corpo. Da buon ingenuo e idealista che, di disillusione in disillusione, continua a conservare un briciolo di speranza nelle capacità positive dell’uomo, resto ancora allibito davanti al dramma dell’incoerenza elevata a virtù. Mi chiedo: è così difficile restare coerenti con i propri ideali o anche solo con quello che si dice anche a costo di pagare dazio? E’ ancora possibile per qualcuno alzarsi al mattino, guardarsi allo specchio e potersi definire una persona che combatte davvero, concretamente per i propri ideali, costi quel che costi? Penso a quanto sia difficile, oggi, mantenere la coerenza nel bene. Forse sono avvantaggiati i delinquenti, gli imbroglioni, i parolai, insomma quelli che si fanno beffe del messaggio di Cristo, ma anche di un’idea di umanità dove sia importante una convivenza basata sulla fiducia e su regole certe, uguali per tutti. Purtroppo in ogni ambito del vivere civile stiamo assistendo alla fiera del servilismo pauroso e della malafede di chi persegue solo i propri interessi o quelli del proprio gruppo, a discapito di tutti gli altri. Chiamiamolo individualismo, egoismo o in qualsiasi altro modo, la sostanza è che l’unico interesse che conta è quello personale. Eppure conosco tante persone che hanno ideali forti e alti e si impegnano tanto per viverli e testimoniarli. Ma non fanno notizia, anzi, spesso vengono guardati con sufficienza o addirittura con ironico disprezzo e giudicati ingenui che non sanno e non capiscono come va davvero il mondo. Chissà se pensiamo ancora, ogni tanto, al giudizio di Dio. Non è facile, in un clima di buonismo come quello attuale. Eppure basterebbe leggere il Vangelo (non l’Antico Testamento, il Vangelo!) per sfatare il mito contemporaneo di una religione minestrone tiepido, dove tutto va bene, dove c’è posto per tutti in un grande abbraccio che va da madre Teresa a non ricordo più chi, come cantava pensando positivamente Jovanotti qualche anno fa. Forse anche Gesù ci richiede un po’ di coerenza, forse la verità non è sempre compromesso, forse qualche volta tenere il piede in due scarpe ed essere prudenti come gatti svizzeri non è molto evangelico, forse l’amore richiede anche di prendere posizioni nette e forti, costi quel che costi. Perché possiamo imbrogliare un mucchio di persone, ma alla fine tutti i nodi vengono al pettine e Dio non paga il sabato, ma paga. Ho parlato di ambiti del vivere civile. E in quello ecclesiale? Quale coerenza con il Vangelo? Ai posteri l’ardua sentenza.
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