Gita del Grest: fonte Gajum, oasi naturalistica, rifugio “Terz’alpe”. Pioggia per tutta la mattina, così, concentrati sull’acqua che si fa beffe di k-way e ombrellini, non si pensa più di tanto alla consistente salita che si sta affrontando e si diradano assai le domande con lo stesso contenuto: “quanto manca?”. Verso mezzogiorno spiove e si arriva al rifugio bagnati, ma ringalluzziti da questa tregua (che durerà per il resto della giornata) concessa dalle nuvole, che, basse, continuano a girare attorno al centinaio di temerari che si sono avventurati in questi monti. Si può tirare il fiato e recitare la preghiera prima del pranzo a base di lauti panini preparati dalle solerti mamme. E mentre ragazzi e animatori iniziano a mangiare, il prete viene affiancato da un signore di una certa età, attrezzato di tutto punto per una gita in montagna, che poco prima era seduto sul muricciolo e si stava sistemando gli scarponi. Senza quasi fermarsi, il signore sussurra all’orecchio del prete: “finché si vedrà un prete con un gruppo di ragazzi si potrà continuare a sperare”. E via, senza aspettare una risposta. Incontri strani, in montagna. Incontri che fanno riflettere.
Quella frase, detta da una persona sconosciuta che ha voluto rimanere tale, mi ha provocato a pensare alla speranza, alla figura del prete, alle attese del Popolo di Dio, all’immenso lavoro educativo svolto dalla Chiesa. E’ vero, ci sono anche le mele marce, che purtroppo fanno tanto rumore, ma quanti preti svolgono il loro ministero in silenzio, con dedizione, appassionati, innamorati di Dio, teneramente attenti alle persone? La risposta che mi viene è: tantissimi. Preti che non saranno mai conosciuti da altri che non siano i loro parrocchiani, preti che lottano ogni giorno contro la potenza del Maligno che insidia l’umanità, che si fanno portatori, umili e miti, della Parola di salvezza, che restano fedeli (e non sempre è facile!) al patto d’amore stretto con il Signore nel giorno dell’Ordinazione. Di questi preti il Popolo di Dio ha bisogno, pochi o tanti che siano in proporzione alle esigenze del mondo e della Chiesa di oggi.
Ma la speranza (almeno la mia) scaturisce anche dal vedere la grazia di Dio che opera in tante altre persone. Per rimanere al Grest: come sarebbe possibile realizzarlo senza la presenza degli adolescenti e dei giovani che fanno gli animatori? E che cosa sarebbe se non ci fossero tanti adulti, uomini e donne, impegnati nella gestione di altri momenti diversi dai giochi? Il Signore è capace di fare meraviglie, ma le vuole fare con il nostro aiuto! E tutti sono chiamati a dare il proprio contributo alla vita della Chiesa. Il prete, in particolare, è chiamato a svolgere il suo ruolo in modo esemplare, perché Gesù lo si rende presente con la vita concreta e non solo con le parole. I fedeli laici hanno diritto di trovare nel prete l’uomo coerente con gli ideali per i quali ha dato la vita, ma essi stessi hanno il dovere di aiutare il sacerdote ad essere coerente, anche richiamandolo, se necessario, ad essere trasparenza di Cristo. Perché un vetro opaco e sporco non fa un gran bel vedere e, soprattutto, non svolge bene la sua funzione, che è quella di lasciar passare la luce.
Incontrare una persona in montagna può fare tanto bene, anche se la giornata non è delle più splendide. E viene spontanea una domanda: “Chi l’avrà mandata, quella persona?”.
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