Mendicanti: racket, sensi di colpa e… altro

Posted by : | On : 15-06-2013 | Comments (0)
“Devo comperare il latte per il bambino”, “devo comperare le medicine”, “mia moglie è incinta”, ”ho i bambini ammalati perché viviamo in un camper”, “mi occorrono i soldi per tornare al mio paese”, “mi occorrono i soldi per il permesso di soggiorno”, “sono un profugo”, “dammi i soldi per un caffè”, “non mangio da tre giorni”, “non ho i soldi per il dormitorio”, “ho bisogno dei soldi per andare a Cantù dove devo iniziare a lavorare”, “lunedì inizio a lavorare, ma ho bisogno di soldi per tirare fino a lunedì”. Potrei continuare con altre forme di richiesta con le quali un prete ha quotidianamente a che fare: in qualche caso si tratta di ricatti morali e anche di vere e proprie minacce; per incontrare i “mendicanti” io non ho affatto bisogno di andare in centro! Ogni giorno almeno dieci o quindici suonano il mio campanello. Venerdì 7 giugno, primo venerdì del mese, come di consueto porto la Comunione agli ammalati della parte “bassa” della Parrocchia: piazza del Popolo, via Lega insurrezionale, via dei Partigiani… Si era in piena polemica nei confronti di quanti chiedono in varie modalità l’elemosina in centro città, si stavano effettuando i primi controlli, che stavano portando già notevoli frutti… E infatti un primo frutto è stato quello di farmi incontrare ben sette zingari (giovani uomini e donne tutti in età lavorativa, con annessi bambini) che stavano battendo a tappeto le suddette vie fermando tutti...

Forse non tutti sanno che…

Posted by : | On : 08-06-2013 | Comments (0)
Stiamo vivendo un momento difficile, non è una novità. Il lavoro che manca, le famiglie (quelle normali, che non navigavano nell’oro, ma che si barcamenavano dignitosamente) che hanno sempre meno possibilità materiali di “consumare”: tutto questo mette in una situazione psicologica di grande fragilità. Sembra di sentire la mia professoressa di storia al Liceo quando ci spiegava la grande insicurezza psicologica che coinvolse tutta l’Europa a cavallo tra 1400 e 1500: anche allora cause economiche, politiche e spirituali si intrecciavano per creare una profonda inquietudine, un senso di incertezza, una paura di fondo. Il contatto con nuovi popoli, la presenza ciclica e tragica della peste completavano il quadro di un’epoca che stava giungendo alla fine. Mettendo, come sempre, le basi per la nascita di un’altra non necessariamente peggiore. In ogni epoca di transizione sono stati commessi errori da parte di chi aveva le leve del potere, errori che hanno portato lutti e distruzioni, impoverimento e reazioni violente. Ma la storia ha insegnato qualcosa? L’uomo imparerà mai dal passato? Si ripete spesso, in questi tempi, che gli statisti non guardano alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni. Se questa massima è vera dovremmo concludere di essere stati governati per decenni da un mucchio di non-statisti (lascio a voi un’eventuale altra definizione). Per carità, tutti saranno stati mossi da intenzioni filantropiche, qualcuno anche da intensi sentimenti...

Papa Francesco e le chiacchiere

Posted by : | On : 04-06-2013 | Comments (0)
“A te che importa?” Papa Francesco ha svolto la sua omelia durante una S. Messa celebrata recentemente a S. Marta partendo da questa domanda rivolta da Gesù a Pietro che si era immischiato nella vita del discepolo Giovanni, “quello che Gesù amava”. Pietro, ha sottolineato il Pontefice, ha “un dialogo d’amore” con il Signore, ma poi il dialogo “è deviato su un altro binario” e soffre anche lui una tentazione: “mischiarsi nella vita degli altri”. Detto più “volgarmente”, ha osservato il Papa, Pietro fa il “ficcanaso”. Troppe chiacchiere, anche tra i cristiani! Francesco si è dunque soffermato su due modalità di questo mischiarsi nella vita altrui. Innanzitutto, “la comparazione”, il “compararsi con gli altri”: questo ci porta all’amarezza e anche all’invidia, ma “l’invidia arrugginisce la comunità cristiana”, le “fa tanto male”, il “diavolo vuole quello”. La seconda modalità di questa tentazione, ha soggiunto, sono le chiacchiere: si comincia con “modalità tanto educate”, ma poi si finisce “spellando il prossimo”. “Quanto si chiacchiera nella Chiesa! Quanto chiacchieriamo noi cristiani! La chiacchiera è proprio spellarsi, eh? Farsi male l’un l’altro. Come se volesse diminuire l’altro, no? Invece di crescere io, faccio che l’altro sia più basso e mi sento grande. Quello non va! Sembra bello chiacchierare… Non so perché, ma sembra bello. Come le caramelle di miele, no? Tu ne prendi una –...

Un uomo di nome Francesco/2

Posted by : | On : 01-06-2013 | Comments (0)
Folla fino in via della Conciliazione. I commentatori che sottolineano la straordinarietà numerica di questa presenza. Mi viene in mente la domanda che Gesù rivolge, nel Vangelo di Giovanni, ai primi “potenziali” discepoli: “Che cercate?”. Già. Che cosa cercano ogni settimana centinaia di migliaia di persone che vanno dal Papa? Gesù, nel capitolo 6° del Vangelo di Giovanni, pronuncia parole amare riguardo alle reali intenzioni delle folle: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.” La moltiplicazione dei pani e dei pesci aveva riempito le pance e allora si va dietro a questo Gesù, organizzatore di “catering” ante litteram. Le folle che cercano il Papa non hanno bisogno di essere sfamate gratis. Accennavo, nella precedente riflessione, all’esigenza di incontrare una persona coerente, un uomo autentico che crede in Cristo e mette in pratica quello in cui dice di credere. Forse, poi, non si è così propensi a mettere in pratica i suoi inviti e i suoi esempi: proviamo a pensare quanti di noi, dopo l’approvazione incondizionata delle parole di Papa Francesco riguardo alla povertà della Chiesa e l’ammirazione per l’esempio di povertà da lui offerto, sono capaci di andare in giro con le scarpe risuolate. Oppure non comperano nuovi pantaloni finché non si sono consumati quelli vecchi. Ritengo, comunque, che un bisogno forte dell’uomo sia quello di provare emozioni. Le emozioni intense...

Un uomo di nome Francesco/1

Posted by : | On : 25-05-2013 | Comments (0)
Quanto entusiasmo nei confronti di questo Papa! Siamo abituati (e non è detto che sia una buona abitudine) a fare paragoni, che, ovviamente riflettono i nostri gusti. Ecco allora che ad un Papa schivo e timido, più portato ai piccoli consessi teologici e alle lezioni universitarie che alle grandi folle plaudenti e un po’ scomposte, preferiamo istintivamente il Papa che si butta in mezzo alla gente, che si fa popolo, che usa  un linguaggio semplice e schietto, che appare come uno di noi. Un Papa uomo. Mi ha molto colpito il tono enfatico, con tanto di foto, con cui molti quotidiani hanno commentato una grande “impresa” di Papa Francesco: ad un certo punto, mentre salutava i malati, ad una signora in carrozzella è caduta la borsa per terra e il Papa l’ha raccolta, porgendola alla signora. Tutto qui? Tutto qui. Verrebbe da stupirsi che ci si stupisca! Che cosa avrebbe fatto qualunque persona normalmente ben educata? Avrebbe raccolto la borsa! Ma se lo fa il Papa diventa un gesto eccezionale. A questo punto mi vien da pensare a quanta fatica facciamo, anche noi cattolici, a vedere il Santo Padre come una persona normale, che mangia, dorme, prega, ha i suoi pregi e i suoi difetti e… raccoglie le borse da terra. Papa Francesco sta portando una ventata di freschezza e di spontaneità in una Chiesa che stava procedendo un po’ ingessata, una Chiesa che appariva stanca, accasciata, in caduta libera di consensi e di credibilità (non dimentichiamoci che nel 1998 l’ 87%...

Tu chiamale, se vuoi, riflessioni…

Posted by : | On : 15-05-2013 | Comments (0)
Riflettere. Non è facile, oggi. Per molti la vita è una corsa continua, spesso all’inseguimento di se stessi. Eppure sarebbe così importante fermarsi a pensare, a contemplare. A riflettere, appunto. In questa pagina, che avrà una frequenza settimanale, vorrei condividere domande, dubbi, pensieri legati all’attualità della società e della Chiesa. Saranno cose “alla buona”, senza troppe pretese intellettualistiche: pensieri da uomo comune, da cristiano comune, da prete comune. E mi immagino già, a questo punto, l’obiezione di molti: “Allora saranno tutti luoghi comuni!”. E chi l’ha detto che i cosiddetti “luoghi comuni” siano sbagliati? Spesso esprimono in modo efficace e preciso la realtà, perché sono frutto di esperienze consolidate e forse per questo danno fastidio a chi è abituato a pensare e a parlare per “luoghi privati” (della serie “l’unico che la pensa nel modo giusto sono io, insieme a quelli che la pensano come me”). Sarebbe bello, ogni tanto, partire dal presupposto di non avere in tasca tutta la verità, ma di essere in cammino, con tanti altri, alla ricerca della Verità tutta intera. E poi queste mie riflessioni vorrebbero avere (chissà se ci riuscirò) anche un sorriso benevolmente ironico, che nulla toglie alla drammaticità di molte situazioni, ma aiuta, come va di moda dire in questi giorni, a moderare i toni, a vedere la realtà con occhi diversi. Certo, nel nostro cuore ci deve essere posto per l’indignazione, anche...